MAURIZIO GALLO: storie di montagna, ecologia e scienza

7 Min Lettura

Maurizio Gallo è un alpinista, istruttore di guide alpine e Presidente dell’EvK2Minoprio. La sua grande passione per la montagna lo ha reso uno dei più importanti esperti dell’ambiente montano e per questo ho voluto intervistarlo.

Il 25 settembre 2021 infatti ho partecipato al convegno internazionale High Summit Cop 26 presso la Fondazione Minoprio (ne parlerò presto qui) e ho colto al volo la splendida occasione di conoscerlo di persona e scambiare con lui quattro chiacchiere.

4 chiacchiere con Mountain Genius
4 chiacchiere con…

Maurizio Gallo mi ha parlato dell’ideazione del Laboratorio Piramide dell’Everest, delle sue imprese sul K2, della situazione ambientale di quell’area soprattutto in termini di inquinamento.

Sentirlo raccontare le sue avventure e le sue notevoli imprese è stato per me di grande ispirazione: per questo voglio condividere le sue parole qui, con la speranza che possa essere una grande motivazione ed ispirazione anche per te.

Buona lettura!

Maurizio, mi racconti qualcosa di te? Chi sei, com’è nata la tua carriera?

Sono Maurizio Gallo, una vecchia guida alpina e un vecchio ingegnere. Ho iniziato la mia carriera universitaria facendo l’ingegnere, poi la passione per la montagna mi ha fatto perdere un po’ la testa. Ho mollato l’università per andare in montagna. All’inizio ho fatto un percorso per fare la guida alpina in Italia poi nel 1980, essendo sia guida sia ingegnere, ho suscitato l’interesse di Ardito Desio e Agostino Da Polenza: “Potrebbe fare le due cose assieme” hanno detto… e mi hanno chiesto di andare a costruire la Piramide con un gruppo di 1500 portatori al campo base dell’Everest.

Com’è andata quell’esperienza? Quanto è durata la costruzione della Piramide?

È stata una costruzione progressiva. La prima fase è stata quella più complicata perché avevo l’incarico complesso di scegliere il posto dove costruirla, senza avere grandi indicazioni. Una grande responsabilità! Ho passato due notti insonni al campo base per decidere.

Alla fine, esplorando la zona, ho imboccato una valletta laterale per non rimanere sul sentiero principale, più frequentato. Sarebbe stato facile edificare sulla zona piana della valletta, ma preferivo costruirla in modo tale che si potesse fotografare la Piramide con alle spalle la cima di un 7000. Questo significava costruirla su un pendio inclinato… Non avevamo grandi attrezzi. La piramide è stata presa da Ardito Desio, ma non era pensata per quelle quote: aveva 64 basamenti. Il lavoro difficile sul pendio inclinato infatti è stato quello di posizionare questi 64 plinti in bolla.

Un lavoro incredibile e davvero molto bello, durato diversi anni: prima abbiamo messo la Piramide, poi i pannelli solari ed infine il lodge.

Cos’hai fatto dopo questa incredibile impresa?

Questa della piramide è stata la mia prima storia in alta montagna. Poi ci sono state diverse spedizioni, ho “fatto da cavia” per i fisiologi che lavoravano in Piramide. Ho corso e pedalato ad altissimi quote, ho dormito per 15 giorni a 7500 metri di quota… ho perso la memoria! Stavo 6 mesi all’anno in Piramide, che è in quota 5050 metri. Avevo dei vuoti completi di memoria, immaginatevi mia madre quando tornavo a casa (ride).. Mi facevano fare la cavia perché l’invecchiamento in alta quota è molto più veloce: stavano facendo degli studi per alcuni farmaci relativi alla vecchiaia.

E il K2?

Il 2004 è stato per me un anno di svolta, di cambiamento completo di mondo, dall’ Himalaya al Karakorum. Il 2004 è il 50° anniversario dalla prima salita al K2 di Lacedelli e Compagnoni e per quell’occasione Agostino Da Polenza ha organizzato una spedizione per il golden jubilee: sono andato anche io.

Da quella occasione il governo italiano e pakistano si sono interessati insieme all’area del K2 ed è iniziato tutto un processo di formazione e di ricerca attorno a quest’area. Abbiamo iniziato a studiare tutti i ghiacciai intorno a quell’area di 10.000 km2 che dopo 5 anni è diventata il Parco Nazionale del K2, il “Central Karakoram National Park”. È stato molto bello e molto interessante per me anche perché abbiamo esplorato tante vallate remote e selvagge e definito i confini del Parco.

Per me è stata l’occasione per iniziare un lavoro di formazione con i pakistani a diversi livelli. Partendo dal basso abbiamo fatto dei corsi di formazione per le guide trekking locali, tutto il sistema di cucine, cuochi, aiuto cuochi. Uno dei problemi fondamentali era riuscire a formare persone che riducessero i rifiuti dal ghiacciaio del Baltoro, che era già sporco. Abbiamo formato un gruppo che si occupava delle pulizie locali: se ci pensi è un lavoro durissimo. Significa pulire un ghiacciaio lungo 40 km da rifiuti che erano lì da 50 anni.

Quante tonnellate sono state raccolte?

Quest’anno finora abbiamo raccolto 6000 kg di rifiuti. In totale ora siamo oltre le 100 tonnellate. Le prime volte abbiamo recuperato rifiuti addirittura della spedizione italiana degli anni ’50. Il guaio è che ogni anno si accumulano, non siamo ancora riusciti a cambiare la testa delle persone che ci vanno.

Secondo te c’è un modo per migliorare questa situazione per impattare meno sull’ambiente?

Ci sono due problemi, secondo me. Gli alpinisti e i trekker che si avventurano in zone remote come questa hanno investito tempo, denaro, allenamento e una volta che arrivano lì sono attenti all’acclimatazione, alla salute del loro corpo. La loro testa è concentrata su sè stessi, sul loro corpo che deve stare bene e sull’obiettivo che devono raggiungere, che sia la cima della montagna o il percorso del trekking. In questo modo non si preoccupano di quello che succede intorno a loro.

In quelle zone i trekking durano tanto (15, 20 giorni) e ci sono spedizioni che durano anche più di un mese… il problema è anche quello che succede intorno tra le cucine, i portatori e tutte le persone che sono coinvolte… e tu che devi stare attento alla tua salute non ti preoccupi dell’inquinamento che si produce intorno.

Il secondo problema è che per esempio, la plastica non deve esserci! Deve essere cancellata dal mondo spedizioni, dal mondo dell’alta quota. I viveri che si portano nei bidoni vanno selezionati prima di partire in modo tale che non siano impacchettati in maniera sbagliata. Bisogna fare un lavoro preparatorio sapendo che poi non bisogna lasciare niente sul ghiacciaio.

Vedi margine di miglioramento?

Assolutamente sì.

Hai dei consigli da dare ai futuri alpinisti dal punto di vista dell’attrezzatura e anche del comportamento?

Io sono anche consulente di alcune aziende che producono materiali per la montagna.
Secondo me bisognerebbe iniziare a sviluppare prodotti con materiali biodegradabili: la maggior parte dei rifiuti che troviamo in alta quota sono proprio le attrezzature, tra cui le tende e l’abbigliamento, perché poi si fanno fatica a portare giù. Se questo fosse tutto biodegradabile sarebbe un grandissimo passo avanti.

Per chi fa trekking sarebbe un buon inizio portare sempre con sé la borraccia, non utilizzare più le bottigliette di plastica e anche avere la cura di dire “io arrivo lì, è una fatica portarmi dietro la tenda, però devo anche essere in grado di portarla giù. Se non ho la capacità di farlo è meglio che faccia delle cose più semplici”.

Oltre all’Italia ci sono altre associazioni che si occupano di queste tematiche in alta quota?

Sì. Ce ne sono altre, ma in Pakistan noi come EvK2 siamo quelli che si sono occupati di questo problema da più tempo, quasi 20 anni. Per i pakistani siamo amici, fratelli. A breve dovremmo iniziare dei corsi per i portatori pakistani: hanno sempre pensato che il loro lavoro fosse quello di portarsi 25 kg sulle spalle fino al campo base o al massimo un po’ più su e invece dovremmo farli diventare dei veri e propri alpinisti. Sono molto contento perchè nel 2016 abbiamo fatto un’altra spedizione con loro al K2 ed è andata bene. Quest’anno due o tre di loro sono andati in cima in maniera autonoma: è un risultato eccellente per la scuola che abbiamo istituito.

Spero di riuscire a fare un corso anche per le donne alpiniste pakistane, mi piacerebbe riuscirci: portare un gruppo di donne pakistane in cima a un 8000 sarebbe un bel traguardo.

Qual è la mission di EvK2Minoprio?

Da poco più di un anno è stata fondata questa nuova società che mette in comune le esperienze di EvK2 che vi ho raccontato e la Fondazione Minoprio dove oggi si tiene l’High Summit Cop 26. Credo che sarà un’esperienza positiva per tutti e due perché Minoprio è una scuola di formazione di giovani che si occupano di ambiente all’interno di un parco bellissimo ricco di fiori e piante. Giovani che quindi hanno una visione ambientale come obiettivo fondamentale di vita.

Si sta discutendo tanto questa questione dei cambiamenti climatici, però non si va a fondo di cosa sta succedendo veramente a chi vive in montagna. Evk2Minoprio quindi ha due obiettivi fondamentali: portare la montagna al centro del dibattito dei cambiamenti climatici e formare i giovani per conoscere meglio la montagna.

Questo periodo di COVID, lo avrete già visto, ha avuto per la montagna un effetto positivo perché c’è stato un boom di frequentazione anche diverso dal solito: non è stato solo quello di sciare sulle piste ma di muoversi con le racchette da neve, lo sci alpinismo, andare in bicicletta. Un modo diverso, meno impattante ed ha avuto un’affluenza molto significativa e incredibile. Però tutte queste persone che si stanno avvicinando alla montagna sono poco attente sia per l’inquinamento sia perché non sanno come affrontarla perché la montagna rimane un posto pericoloso se si affronta nella maniera sbagliata, nel momento sbagliato e con poca attenzione.

Ringrazio infinitamente Maurizio Gallo per la sua estrema disponibilità, per aver raccontato qualcosa di sé e della sua storia e soprattutto per avermi regalato tante emozioni con le sue parole.

Questa intervista è stata effettuata presso la Fondazione Minoprio durante la conferenza internazionale di Mountain Genius, dove ho avuto modo di incontrare altri personaggi che fanno parte del mondo della montagna.

Per scoprire il racconto dell’alpinista Agostino Da Polenza puoi cliccare qui.

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